Dolore facciale da trigemino: la carbamazepina

Donna sorridente in maglia rossa, tiene una tazza di caffè fumante. Seduta a un tavolo giallo con un girasole e un libro. Finestra con paesaggio verde sullo sfondo.

Margherita aveva imparato a convivere con la routine.
Sveglia alle sei e mezza, doccia veloce, colazione ai due figli — che di solito non avevano fame —, poi la corsa verso la banca, sempre lo stesso parcheggio, lo stesso badge che non leggeva mai al primo colpo.
Era una donna di quarantacinque anni con quella calma di chi ha imparato a non aspettarsi più troppo, ma non per questo si era arresa. La sua vita scorreva in equilibrio tra lavoro, famiglia e quel piccolo spazio di silenzio serale in cui amava leggere o prendersi un tè.

Poi, un giorno, arrivò il dolore.
Non un dolore qualsiasi, ma una scossa elettrica improvvisa, come se qualcuno le avesse infilato un cavo sotto la pelle del viso.
Durò pochi secondi, ma bastarono per farle lasciare cadere la tazza.

"Colpo d'aria", pensò. "Forse un dente".

Solo che la scossa tornò. E tornò ancora.
gni volta più forte, più imprevedibile, come una corrente che partiva dalla mascella e risaliva fino all'occhio destro.+

La diagnosi che non ti aspetti

Dopo giorni di tentativi falliti con antinfiammatori e antidolorifici, Margherita si convinse ad andare dal dentista.
Lui guardò, toccò, fece una radiografia.
"Non c'è niente di dentale, signora.
ovrebbe vedere un neurologo."

"Un neurologo?", ripeté lei, incredula.

Le sembrava assurdo che quel dolore "in faccia" potesse venire dai nervi. E invece sì: il trigemino — spiegò poi il medico — è un nervo cranico che si dirama in tre rami principali: uno verso la fronte e l'occhio, uno verso la guancia e il naso, e uno verso la mandibola. È lui a trasmettere le sensazioni del viso, e quando qualcosa lo irrita, può scatenare dolori lancinanti, a volte insopportabili.

"Si chiama nevralgia del trigemino", disse il neurologo guardandola negli occhi. "È una delle forme di dolore più intense che esistano. Ma non è pericolosa, e soprattutto si può curare."

La paura di vivere nel dolore

Nei giorni successivi, Margherita imparò a temere gesti banali.
Pettinarsi, lavarsi i denti, parlare al telefono.
Bastava il tocco leggero del vento sulla guancia per scatenare la scarica.
Il dolore arrivava come una lama invisibile, la lasciava senza fiato per pochi secondi, poi spariva.
Ma il terrore restava.
La sera non voleva più cenare con la famiglia, per paura che una risata o un boccone le scatenassero la crisi.
Il marito cercava di capirla, ma non poteva immaginare davvero cosa significasse vivere con un dolore così imprevedibile.
Margherita cominciò a isolarsi, a ridurre le uscite, a sentirsi "sbagliata".

Il nome di un farmaco: carbamazepina

Fu il neurologo a darle la chiave.

"Margherita, la cura di prima scelta è un farmaco che si chiama carbamazepina. È usato da anni, con ottimi risultati. Non è un antidolorifico classico: agisce direttamente sui nervi, stabilizzandoli."

Le spiegò che la carbamazepina nasce come farmaco anticonvulsivante, cioè per l'epilessia.
Ma il suo effetto si estende a molti tipi di dolore neuropatico, perché riduce la capacità dei neuroni di scaricare impulsi elettrici in modo anomalo.

In parole semplici: calma i nervi impazziti.

All'inizio Margherita fu scettica. "Un farmaco per l'epilessia, a me?"

Ma il neurologo fu chiaro: "Funziona nel 70-80% dei casi di nevralgia del trigemino. Dobbiamo solo trovare la dose giusta per te. Potresti avere un po' di sonnolenza o capogiri nei primi giorni, ma passeranno."

I primi giorni di cura

Le prime 48 ore furono difficili.
Dopo la prima compressa, Margherita sentì una leggera vertigine, come se la testa galleggiasse.
Poi arrivò una stanchezza pesante, quasi una nebbia mentale.
Ma già dal terzo giorno notò qualcosa di nuovo: le scosse erano meno frequenti.
La paura di lavarsi il viso, di parlare o masticare lentamente cominciò a sciogliersi.
Dopo una settimana, il dolore si ridusse in modo significativo.

Margherita notò un drastico miglioramento nella frequenza e nell'intensità delle scariche, che le consentiva ldi riprendere le normali attività.

Una tregua e una lezione

Con il tempo, il neurologo ridusse la dose gradualmente, fino a trovare l'equilibrio perfetto tra efficacia e tollerabilità.

Margherita tornò al lavoro, tornò a ridere.

A volte, nei momenti di stress o nei giorni di grande freddo, sentiva un leggero formicolio, come un eco del dolore passato. Ma bastava poco per controllarlo.

Nel frattempo aveva imparato a conoscere meglio la sua malattia.
Aveva scoperto che la nevralgia del trigemino può avere diverse cause: a volte è dovuta a un piccolo contatto tra un'arteria e il nervo vicino al tronco encefalico; altre volte non si trova una causa precisa.
Aveva letto che, nei casi più gravi o resistenti ai farmaci, esistono anche opzioni chirurgiche — microdecompressione, termorizotomia, radiochirurgia —, ma per fortuna non era il suo caso.

La vita che torna

Margherita ha potuto riprendere la sua vita sociale e le sue attività lavorative senza il timore di scatenare il dolore, mostrando un significativo recupero della qualità di vita.

Una riflessione finale

La nevralgia del trigemino, pur essendo una delle condizioni di dolore più intense, non è una condanna irreversibile. L'approccio terapeutico standard si concentra sull'uso di farmaci specifici come la carbamazepina.

Questo farmaco agisce bloccando i canali del sodio voltaggio-dipendenti dei neuroni, riducendo l'ipereccitabilità e impedendo che si generino scariche elettriche anomale. È fondamentale che la terapia sia gestita e monitorata da uno specialista per trovare la dose efficace e prevenire gli effetti collaterali.

Post Scriptum medico

• Nevralgia del trigemino: disturbo neurologico caratterizzato da dolore facciale intenso, spesso descritto come scosse o pugnalate brevi e ripetute. Colpisce più spesso donne sopra i 40 anni.

• Cause più comuni: compressione vascolare del nervo, malattie demielinizzanti (come la sclerosi multipla) o, raramente, tumori che ne irritano la radice.

• Carbamazepina: farmaco anticonvulsivante e stabilizzatore dell'umore. Agisce bloccando i canali del sodio voltaggio-dipendenti dei neuroni, riducendo la loro ipereccitabilità. È la terapia di prima linea per la nevralgia del trigemino.

• Effetti collaterali possibili: sonnolenza, vertigini, nausea, alterazioni del sodio nel sangue, rari casi di reazioni cutanee. Per questo deve sempre essere prescritto e monitorato da un medico.

Autore
Dr. Alessandro Giammarusti
Neurochirurgo e Terapista del dolore

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