
Francesco ha 42 anni, vive a Monza e fa l'impiegato in una grande azienda di logistica. Non è un atleta, ma ama giocare a calcetto con gli amici il venerdì sera e portare i suoi due figli al parco la domenica. Da qualche tempo, però, la sua vita era diventata complicata per colpa di un dolore alla schiena che non gli dava tregua.
Tutto è iniziato con un fastidio sordo nella zona lombare, dopo una giornata passata a spostare scatoloni in ufficio per un trasloco interno. Pensava fosse la solita lombalgia da sforzo, di quelle che con un po' di riposo e una pastiglia di antidolorifico passano da sole. Invece, giorno dopo giorno, il dolore non solo non diminuiva, ma diventava più intenso.
Dopo circa due settimane, Francesco ha iniziato a sentire una fitta che scendeva lungo la gamba destra, dall'anca fino al polpaccio. Ogni volta che stava seduto troppo a lungo o quando provava a piegarsi per allacciare le scarpe, il dolore si irradiava come una scarica elettrica.
Quella sensazione si chiama sciatalgia: un dolore che segue il decorso del nervo sciatico, spesso legato a un problema dei dischi intervertebrali.
La visita e la diagnosi
Preoccupato, Francesco si è rivolto al suo medico di base, che gli ha prescritto una risonanza magnetica lombare. L'esame ha dato una risposta chiara: protrusione discale L4-L5.
Per chi non è del settore, il disco intervertebrale è una sorta di "ammortizzatore" tra le vertebre, formato da una parte centrale più morbida (nucleo polposo) e una più esterna, fibrosa (anulus fibroso). Quando il disco si "gonfia" o si sposta leggermente oltre i limiti fisiologici, senza però rompere del tutto la parte esterna, si parla di protrusione.
Nel caso di Francesco, il disco tra la quarta e la quinta vertebra lombare era protruso all'indietro e verso destra, andando a comprimere parzialmente la radice nervosa L5. Questo spiegava perfettamente il suo dolore irradiato lungo la gamba.
Clinicamente, Francesco presentava:
- Dolore lombare irradiato lungo la faccia laterale della coscia e della gamba destra.
- Difficoltà a mantenere a lungo la posizione seduta.
- Test di Lasègue positivo a 45 gradi (un segno classico di irritazione radicolare).
- Forza muscolare sostanzialmente conservata, ma con un leggero deficit nel sollevare il piede (iniziale segno di sofferenza della radice L5).
Tentativi iniziali
Come spesso accade, la prima linea di trattamento è stata conservativa. Al pronto soccorso gli avevano dato anti-infiammatori non steroidei (FANS) e un ciclo di cortisonici orali. A questo si è aggiunta la fisioterapia: esercizi di rinforzo muscolare, stretching mirato e posture antalgiche.
Dopo sei settimane, però, i risultati erano stati deludenti. Il dolore non era scomparso, e sebbene ci fossero giornate migliori, bastava poco per tornare al punto di partenza. Il calcetto era ormai un ricordo, e persino guidare per più di mezz'ora era diventato difficile.
A quel punto, il fisioterapista gli ha consigliato di consultare uno specialista in terapia del dolore.
L'infiltrazione: la svolta
Durante la visita specialistica, il quadro era chiaro: la protrusione non era così grave da richiedere un intervento chirurgico, ma il dolore era troppo persistente per limitarsi a farmaci e fisioterapia. La proposta è stata di eseguire una infiltrazione epidurale ecoguidata a livello lombare.
L'obiettivo era semplice: ridurre l'infiammazione attorno alla radice nervosa L5, decongestionare l'area e dare al disco la possibilità di stabilizzarsi.
Francesco ha accettato con una certa titubanza, preoccupato dal termine "infiltrazione". In realtà, la procedura è molto meno invasiva di quanto immaginasse.
La mattina dell'intervento, si è presentato in ambulatorio. È stato fatto sdraiare a pancia in giù, monitorato con pressione e saturazione, e sotto guida ecografica e radioscopica è stato introdotto un ago sottile nello spazio epidurale, in prossimità della radice infiammata. Una piccola quantità di anestetico locale e corticosteroide è stata iniettata con precisione millimetrica.
L'intera procedura è durata meno di 20 minuti. Francesco si è alzato sulle sue gambe subito dopo e, dopo un breve periodo di osservazione, è tornato a casa.
I risultati
Nei primi due giorni, Francesco non ha sentito grandi miglioramenti. È normale: ci vuole un po' di tempo perché l'azione anti-infiammatoria si manifesti.
Dal terzo giorno, però, qualcosa è cambiato. Il dolore alla gamba ha iniziato ad attenuarsi, le fitte erano meno frequenti e riusciva a stare seduto senza quel tormento costante. Dopo una settimana, la differenza era netta: riusciva a guidare senza problemi e tornare a camminare al parco con i figli.
Al controllo a un mese, Francesco riferiva una riduzione del dolore di circa l'80%. Il test di Lasègue era negativo, e il deficit di forza era scomparso.
Naturalmente, la guarigione non si deve solo all'infiltrazione. Dopo la procedura, ha ripreso fisioterapia mirata per rinforzare la muscolatura lombare e addominale, prevenendo così nuove ricadute.
Un messaggio per tutti
La storia di Francesco è emblematica di ciò che accade a tante persone: la protrusione discale è una delle cause più comuni di lombalgia e sciatalgia, e spesso spaventa molto chi riceve questa diagnosi.
È importante sottolineare alcuni punti:
- Non sempre serve la chirurgia. La maggior parte delle protrusioni discali può essere gestita con trattamenti conservativi o mininvasivi.
- Il dolore si può controllare. Le infiltrazioni, se eseguite da mani esperte e con le giuste indicazioni, rappresentano uno strumento prezioso per restituire qualità di vita.
- La riabilitazione è fondamentale. L'infiltrazione riduce l'infiammazione, ma la prevenzione delle ricadute dipende dal rinforzo muscolare e dalle abitudini quotidiane.
- Ogni caso è unico. Non tutti i pazienti con protrusione L4-L5 hanno la stessa evoluzione: serve sempre una valutazione personalizzata.
Epilogo
Oggi Francesco ha ripreso a giocare a calcetto, anche se con un po' più di prudenza. Ha imparato a rispettare la sua schiena, a non sollevare pesi in modo scorretto e a dedicare qualche minuto ogni giorno agli esercizi di stretching.
La sua storia illustra come un percorso terapeutico personalizzato, che integri trattamenti mirati e riabilitazione, sia essenziale per il recupero funzionale e la gestione a lungo termine della sciatalgia.
Autore
Dr. Alessandro Giammarusti
Neurochirurgo e Terapista del dolore