
Dario ha 36 anni e vive a Lecco. Da sempre appassionato di motori, le due ruote erano la sua vita: non solo un mezzo di trasporto, ma una vera e propria passione che lo accompagnava fin da ragazzo. Ogni weekend era l'occasione per un giro tra le curve del lago o una gita in montagna con gli amici motociclisti.
Un sabato pomeriggio di primavera, però, la sua vita è cambiata bruscamente. Un'auto non ha rispettato lo stop e lo ha centrato in pieno durante una curva. Dario ha perso il controllo della moto e, nonostante il casco e le protezioni, l'impatto è stato devastante.
Trasportato d'urgenza in ospedale, ha subito diversi interventi chirurgici. La ferita più grave era alla gamba destra: le fratture multiple e la lesione vascolare non hanno lasciato scelta ai chirurghi. Dopo ore in sala operatoria, i medici hanno comunicato a Dario e alla sua famiglia la decisione più difficile: amputazione dell'arto destro sopra il ginocchio.
Dopo l'amputazione: la ferita invisibile
Il percorso di riabilitazione fisica è stato lungo e doloroso, ma Dario ha dimostrato una forza fuori dal comune. Con la protesi, dopo mesi di fisioterapia, è riuscito a tornare a camminare. Ma la sfida più grande non era quella visibile.
Poche settimane dopo l'amputazione, ha iniziato a sentire un dolore strano, inspiegabile. Una sensazione bruciante, elettrica, come se la gamba che non c'era più fosse ancora lì. Il fenomeno si chiama dolore da arto fantasma: il cervello continua a percepire segnali di dolore provenienti da un arto che è stato amputato.
Per Dario, queste sensazioni erano insopportabili. Sentiva crampi, fitte, persino la sensazione che le dita dei piedi inesistenti si muovessero o si piegassero in modo doloroso. Di notte non riusciva a dormire, e di giorno la qualità della vita era ridotta al minimo.
I tentativi terapeutici
Come spesso accade, il primo approccio è stato farmacologico. Gli sono stati prescritti:
- Antidepressivi triciclici e anticonvulsivanti (farmaci che modulano la trasmissione del dolore neuropatico).
- Oppioidi a basso dosaggio nelle fasi più acute.
- Terapie complementari come la mirror therapy (una tecnica che utilizza specchi per "ingannare" il cervello e ridurre il dolore).
Purtroppo, nel suo caso, nessuno di questi trattamenti è stato efficace. Alcuni riducevano temporaneamente l'intensità del dolore, ma mai abbastanza da permettergli una vita normale.
Il dolore restava stabile su valori elevati: 8 su 10 nella scala VAS (Visual Analogue Scale), con picchi che arrivavano a 9 durante la notte. Questo significava non solo sofferenza fisica, ma anche un forte impatto psicologico: ansia, depressione, perdita di motivazione.
L'incontro con la neuromodulazione
A quel punto, i medici del centro di terapia del dolore gli hanno proposto una strada diversa: l'impianto di un neurostimolatore midollare.
La tecnica si basa su un principio semplice ma rivoluzionario: il dolore non nasce solo nei nervi periferici, ma viene interpretato e "filtrato" dal midollo spinale e dal cervello. Inserendo degli elettrodi vicino al midollo, è possibile modulare i segnali nervosi, riducendo la percezione del dolore.
Il neurostimolatore è un piccolo dispositivo, simile a un pacemaker, che invia impulsi elettrici a bassa intensità per "ingannare" le vie del dolore.
La procedura
Prima dell'impianto definitivo, Dario è stato sottoposto a una fase di test. Per circa 3 settimane, attraverso un catetere con elettrodi posizionato nello spazio epidurale, ha potuto provare la stimolazione.
I risultati sono stati sorprendenti: in pochi giorni, il dolore è sceso da 8 a 3 sulla scala VAS. Per la prima volta dall'incidente, Dario ha dormito tutta la notte senza svegliarsi per le fitte dell'arto fantasma.
A quel punto, la decisione era presa: procedere con l'impianto permanente.
L'intervento è stato eseguito in anestesia locale e sedazione. Attraverso una piccola incisione, gli elettrodi sono stati posizionati nello spazio epidurale, collegati a un generatore impiantato sotto la cute della regione lombare.
Risultati Clinici e Funzionali Post-Impianto
Nei primi giorni, Dario ha dovuto imparare a usare il dispositivo. Con un telecomando esterno, può regolare l'intensità e i programmi di stimolazione in base alle sue necessità.
L'effetto è stato evidente fin da subito: il dolore cronico da arto fantasma si è ridotto drasticamente, stabilizzandosi su valori tra 2 e 3/10. Non solo: la sensazione di crampi e di "piede piegato" è quasi scomparsa.
Il cambiamento più grande, però, è stato nella sua qualità di vita:
- Ha ripreso a dormire regolarmente.
- Ha potuto ridurre drasticamente l'uso di farmaci, evitando gli effetti collaterali.
- È tornato a fare fisioterapia con costanza, migliorando anche l'uso della protesi.
- Soprattutto, è diminuito il dolore e migliorato il tono dell'umore" è perfetta
Un messaggio per chi soffre
La storia di Dario dimostra che il dolore cronico, anche quello più complesso come il dolore da arto fantasma, non è una condanna senza via d'uscita.
Alcuni punti chiave:
- Il dolore è reale, anche se l'arto non c'è più. Non è immaginazione: è il cervello che continua a ricevere segnali errati.
- Le cure tradizionali non sempre bastano. Farmaci e terapie fisiche possono essere utili, ma non risolvono tutti i casi.
- La neuromodulazione è una frontiera concreta. Non è fantascienza: è una tecnica sicura e collaudata, che può restituire qualità di vita.
- Ogni paziente è unico. Serve sempre una valutazione personalizzata: non tutti sono candidati ideali, ma chi lo è può ottenere grandi benefici.
Epilogo
Oggi Dario ha ripreso la sua vita, anche se in una forma diversa da prima. La moto è rimasta un ricordo, ma ha scoperto nuove passioni: il ciclismo con handbike, i viaggi con gli amici e persino corsi di fotografia.
L'efficacia del neurostimolatore è stata cruciale per superare la fase di cronicizzazione del dolore.
La tecnologia ha permesso un significativo recupero dell'autonomia funzionale nelle attività quotidiane.
Autore
Dr. Alessandro Giammarusti
Neurochirurgo e Terapista del dolore